Foreign Fighter e “lupi solitari” come fattore di destabilizzazione interna agli Stati.
“Security, Terrorism, Society – International Journal 5/2017“
Gli attentati in Europa e in Turchia del 2015 e 2016 confermato un’efficiente capacità operativa e di coordinamento da parte del “fenomeno Stato islamico” (IS), evoluzione della realtà proto-statale dello Stato islamico da cui deriva.
Un’evoluzione che, se da un lato, si è sviluppata seguendo un approccio che possiamo definire aziendale attraverso le fasi di marketing, premium-branding, franchising e outsourcing, dall’al¬tra, ha portato all’adozione, sviluppo e adattamento di tecniche offensive in quello che possi¬amo definire “teatro operativo urbano europeo”, in primis le tecniche dei commando suicidi e dei “team-raid” tattici.
Al tempo stesso il “fenomeno Stato islamico” ha aumentato la sua capacità offensiva poten¬ziale con il rientro dei foreign fighters a cui si uniscono i soggetti operativi di prossimità, i “lupi solitari” all’interno dei propri stati, le donne, operative ma anche mogli e madri dei combattenti, e i bambini-soldato – i c.d. “leoncini” – impiegati anche come attaccanti suicidi. Manca però una definizione condivisa del nuovo modello di terrorismo e delle sue caratter¬istiche. Una mancanza che può pregiudicare il successo di una strategia di contrasto poiché priva di un comune e condiviso parametro di valutazione gli organi di intelligence, la polizia giudiziaria e l’attività di analisi della minaccia.
Nello specifico, si propone un nuovo approccio metodologico finalizzato alla definizione, let¬tura, e analisi del fenomeno stesso a partire dalla natura che è specifica di un terrorismo fluido, dinamico e multidimensionale: il “Nuovo Terrorismo Insurrezionale”.
Lo sviluppo del “fenomeno Stato islamico” attraverso l’esternalizzazione dell’azione offensiva (outsourcing)
(…) Sono episodi, quelli registrati in Europa, “coordinati” sul piano comunicativo e strategico ma autonomi e indipendenti su quello operativo e che, nello specifico, non sono ascrivibili al terrorismo tradizionale; bensì si inseriscono all’interno di uno scenario di violenza in fase evolutiva e che fonda le sue radici in quelle dinamiche conflittuali dell’area grande-mediorientale.
Oggi tale minaccia è in Europa; una minaccia, in parte endogena (attaccanti dal passaporto europeo) e in parte esogena (capace di muoversi lungo le direttrici migratorie “mediterranea” e “balcanica”), che è in grado di influire sui piani geopolitico, della sicurezza, dei rapporti di cooperazione e delle alleanze: spazi geografici e sociali che, se da un lato sono fulcro delle instabili dinamiche internazionali, dall’altro, sono oggetto d’interesse dello Stato islamico.
Va poi posto in evidenza un ulteriore fattore dinamizzante rappresentato dalle azioni che possiamo definire “autonome” e “ispirate”, dove la capacità attrattiva ed emulativa delle azioni “coordinate” è in grado di spingere individui non direttamente collegati o riconducibili allo Stato islamico vero e proprio, né alle organizzazioni che ad esso si rifanno, a commettere individualmente azioni simili ma con un livello di organizzazione minimale, quando non del tutto assente, dai risultati operativi poco significativi ma in grado di ottenere un’attenzione mediatica elevata; conseguendo dunque una forma di successo attraverso la diffusione mass-mediatica dell’informazione. La concentrazione di azioni “individuali” che seguono temporalmente quelle organizzate conferma tale lettura del fenomeno.
Il fattore comune, tra le due tipologie di azioni (“coordinate” e “autonome”) è dato dalla natura degli attaccanti, sia della prima tipologia che della seconda, che è esterna allo Stato islamico, ma che ad esso si richiama. In questo senso possiamo parlare di “esternalizzazione” della violenza, dove il soggetto ispiratore (l’IS) è in realtà non direttamente coinvolto per pianificazione e la condotta dell’azione operativa ma lo è, ancora una volta, sul piano strategico e comunicativo attraverso gli appelli e alla rivendicazione degli attacchi (solo quelli di successo) e la minaccia di nuove azioni (spesso quelle “autonome” con esito favorevole che seguono quelle “coordinate” dal forte impatto emotivo generale). L’approccio “aziendale” dello Stato islamico trova così, ancora una volta, conferma nel processo di esternalizzazione in outsourcing. (…)