L’Italia ottiene un doppio risultato, sul piano politico e su quello economico: ruolo di mediazione e accesso alle risorse energetiche della Libia
Dopo aver ottenuto l’appoggio statunitense e del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per il rinvio delle elezioni presidenziali libiche fortemente voluto dalla Francia per il prossimo dicembre, l’Italia ottiene anche un significativo vantaggio economico. Un doppio risultato che va a rafforzare la posizione italiana in previsione della conferenza sulla Libia di Palermo del prossimo 12-13 novembre, in cui l’Italia potrebbe giocare da mediatore tra i due governi libici di Tripoli (Fayez al-Sarraj, riconosciuto dalla Comunità internazionale) e Tobruch (Khalifa Belqasim Haftar, sostenuto da Russia, Egitto e dalla Francia).
L’8 ottobre, a Londra, l’Eni, la British Petroleum (BP) e la statale Libya’s National Oil Corporation (NOC), hanno firmato una lettera di intenti che consentirà all’azienda italiana di acquisire una partecipazione del 42,5 percento delle licenze di esplorazione ed estrazione detenute dalla BP; una percentuale pari alla metà di quanto sinora detenuto dalla compagnia petrolifera britannica, in base all’accordo con la Libia del 2007, ma che non ha mai portato a un’effettiva attività di estrazione.
L’Eni, con questa acquisizione, assumerà il ruolo di operatore dell’Exploration and Production Sharing Agreement (EPSA) in Libia, di cui il 15 percento rimane sotto il controllo della Libyan Investment Authority. L’EPSA comprende due aree terrestri nel bacino petrolifero di Ghadames e una marittima nel bacino di Sirte, per un totale di circa 54.000 chilometri quadrati. La ripresa dell’esplorazione, nel momento in cui verrà avviata, potrà contribuire a rilanciare la produzione di petrolio e gas della Libia, drasticamente diminuita negli anni successivi alla guerra civile iniziata nel 2011 (a fronte di 1,6 milioni di barili al giorno pre-2011, la produzione attuale non supera i 1,25 milioni di barili). L’Eni, che opera in Libia dal 1959 e che ha sempre adottato un approccio autonomo in grado di influire sulla politica estera italiana,, è attualmente attiva in sei aree e la sua produzione nel 2017 ha raggiunto 384.000 barili di petrolio al giorno.
Anche sul fronte del gas gli sviluppi sono positivi per l’Italia. All’inizio del 2018, l’Eni ha iniziato la produzione dalla “Fase 2” del bacino di gas Bahr Essalam, il più grande giacimento offshore di gas in Libia (a 120 km a nord-ovest di Tripoli) vicino alle installazioni dell’Eni già esistenti, dove sette nuovi pozzi sono in fase di avviamento. La seconda fase aumenterà l’output estrattivo, portandolo dagli attuali 11milioni di mc/giorno ai previsti 31 milioni.
Non inclusa nell’accordo la francese Total.